Una volta ho lavorato come interprete a un convegno che si è svolto in Senegal in un albergo fuori dalla città vicino a un villaggio di pescatori e di fronte a un’isola di nome Ngor. I pasti erano a buffet e il fatto di lasciare tutto fuori al sole africano non deve essere stato molto salutare, perché dopo un paio di giorni una bella metà dei partecipanti stava dal medico invece che in sala. Così uno dei miei colleghi ha proposto di andare a pranzare sull’isola, dove c’era un ristorante italiano.
Scesi sulla spiaggia, eravamo cinque o sei, affittiamo una piroga e dopo una decina di minuti sbarchiamo davanti al ristorante.
C’era un giardino fuori e quando entriamo io e un’altra persona che parlava italiano salutiamo la proprietaria. Conversiamo un po’.
Evidentemente l’italiano si è sentito dentro il ristorante poiché improvvisamente esce un uomo che ci viene incontro di corsa. Io mi sono immaginato che erano molti anni che stava lì, perché ci ha guardati come un naufrago ritrovato, che voleva cibo, vestiti, notizie da casa e con aria accorata ci chiede “Non avreste mica una Settimana Enigmistica?”