Cognomen: KLAXX

 

Cognomen: KLAXX

(alla ricerca di una possibile biografia)

 

d'alditairseau  Sappiamo che Jean-Jacques Klaxx nasce a Cent-Bois (l’odierna Sans-Bois) il 17 luglio del 1709. Ancora giovane, fugge di casa. Dopo molte traversie (descritte in Jeunesse indigeste) attraversa la Manica e arriva a Southampton, città che gli rimarrà cara e che chiamerà sempre Thampton, dove rimane cinque anni in uno stato di felice povertà. Molti attribuiscono a questo soggiorno le non poche imperfezioni del suo francese.

 

Ormai adulto, incomincia a viaggiare avventurosamente. Un periodo che viene descritto in quello che molti considerano il suo capolavoro, Venirs, souvenirs sans sous. Intraprende anche un viaggio in Russia descritto in La voix de l’ours dans ma voiture. Sarebbe anche di questi anni il misterioso soggiorno in Giappone (di cui si tratterà oltre). Rientra in Francia dove comincia a godere di una certa fama. Comincia il suo lavoro sul Klaxxofono e pubblica il libro Les repas de Paris et les boissons de Cent-Bois.

 

Ma la sua vita subisce una vera trasformazione dal seguito che dà a Venirs. Produce una guida all’Europa nascosta e ad altri paesi che intitola Loin d’ici sans sous sans soucis. Diventa la bibbia di viaggio degli illuministi (che lo chiameranno familiarmente “le sous-ci-sans”) e Klaxx diventa ricco. Esistono indizi che fanno ritenere che Da Ponte volesse ricavare un libretto dall’opera. Si ritira a Cent-Bois dove acquista la quasi totalità del villaggio.

 

Dopo alcuni anni produce il tanto discusso Le Lac Sou-chi chez soi che contiene una serie di stravaganti descrizioni del Giappone. Alcuni sostengono che l’opera è soltanto l’effetto dell’oppio che aveva cominciato ad assumere in quantità crescente, anche se gli studiosi del Nipponic Journal of Klaxxiana affermano di trovarvi molte tracce di onomatopea giapponese[1].

 

Klaxx a Cent-Bois si dedica a una serie di invenzioni, molte delle quali rimangono ancora oggi oscure. L’unica altra opera letteraria[2] di questo periodo è intitolata Nomen est omen, cognomen est cognomen, su cui il Klaxx continua a lavorare fino al giorno della morte. Si tratta di un insieme di criptici rifacimenti di detti latini e greci che continua a godere di un certo prestigio presso un numero non trascurabile di sette mistiche.

 

Klaxx morì nel sonno tranquillamente il 13 luglio del 1789. Sulla scrivania venne trovato un foglio di suo pugno con una sola frase, forse riguardante la sua ultima invenzione ma sicuramente sintesi della sua vita: ALIQUOD NESCIO QUOD INVENI (Ho scoperto qualcosa ma non so cosa).

 

Fino a poco tempo fa le notizie biografiche riguardanti il Klaxx provenivano quasi esclusivamente dai commenti della sorella Klara (fondatrice delle famose Tuileries Klaxx Klara) raccolti dal De Frottolis. Molti dubbi sono stati tuttavia espressi sull’esattezza delle affermazioni contenute nel libro (Maniere, manieri, modi e moda: conversazioni con Klaxx Klara) per la scarsa dimestichezza del De Frottolis con il francese. Si è anche affermato che è incerto che quello che abbia sentito corrispondesse a quello che diceva Klara o che quello che diceva Klara corrispondesse al vero, considerata la veneranda età dell’intervistata (95 anni) nel 1804.

 

Negli ultimi anni, con l’avvicinarsi del tricentenario, sono stati compiuti una serie di studi che hanno rivoluzionato le nostre conoscenze, soprattutto (anche se entrambi violentemente contestati da parte di alcuni) L’âge dur du voyage en voiture. Jean-Jacques Klaxx d’Ajaccio au Lac Sou-chi (che per lo meno conferma al di là di ogni dubbio la pronuncia Jean-Jaxx) e Dérober Roberte (ou Berthe?): les amours de J-J Klaxx. Da parte loro gli studiosi dell’Istituto Nipponico continuano nel certosino lavoro di scavo negli scritti del Klaxx alla ricerca di tracce di onomatopea giapponese[3]. Ormai sembra ripetersi ogni due o tre anni la scoperta di nuovi appunti inediti relativi al Cognomen. E’ sicuramente un momento entusiasmante per gli studi klaxxiani anche e soprattutto in vista del Congresso Mondiale (non si sa ancora se a Southampton, Sans-bois, Ovada o Yokohama) per il quale molti studiosi hanno preannunciato nuove scoperte strabilianti.

 

Resta da notare il rinnovato interesse da parte di musicisti e compositori per il Klaxxofono, anche se il suo meccanismo ad orologeria e pulegge ne rende difficile il trasporto. Significativo anche il progetto danese di ricostruire un Klaxxofono basso, impresa nella quale non era mai riuscito neanche il Klaxx.

 

E poi, evidentemente, c’è tutta la questione del Klaxx-sonne che necessiterebbe, data la sua complessità, un volume a parte.

 

Denis Lejenou

Presidente, C.H.E.K.

 

 

 

Traduzione di

Soldis Enza

[1]      Vedasi Klaxx-san nihongo-ga wakarimas-ka? in Nipponic Journal of Klaxxiana, n.2, 1928.

[2]      Continua ad essere oggetto di grande scetticismo il supposto diario in codice Ma vie j’avoue, comunque in larghissima parte incomprensibile.

[3]      Chi non ha abbastanza dimestichezza con il giapponese per potersi cimentare con le oltre trentamila pagine di glosse incrociate prodotte dagli studiosi del NJK potrà comunque avvalersi dell’utile sintesi redatta da Marten van Trapp, Chimay, Chimay, j’ai marché entre les feuilles mortes. La pluie si fine de l’onomatopée japonaise dans les textes de J-J. Klaxx, Editions du Demi, Paris, 2003.